Chi vuol muovere il mondo, muova prima se stesso. (Socrate)

giovedì 11 dicembre 2008

Manifesto di Studi Orientali

Ognuno di noi, nell'aderire allo sciopero generale di Venerdì 12 Dicembre, si trova nella condizione di rispondere alla domanda: “Perché scendo in piazza?”
La Facoltà di Studi Orientali vuole rispondere pubblicamente a questa domanda per contribuire al dibattito collettivo.
Per noi scendere in piazza significa prima di tutto pretendere di essere ascoltati e rispettati come persone, la cui coscienza è in grado di formulare opinioni autonome. Per questo è inaccettabile che i nostri governanti parlino di limitare le manifestazioni: dovrebbero piuttosto capire le nostre ragioni e rimettere in discussione le proprie scelte.

Blocchiamo la città perché tutti conoscano la nostra voce, e lo facciamo in modo rispettoso perché la gente possa sentire la nostra rabbia senza averne paura. La nostra protesta ha toni decisi ma è aperta al confronto, affinché ogni persona che ci incontra possa riconoscersi nelle nostre idee, che prescindono da qualsiasi ideologia o bandiera politica.
Questa giornata ci permetterà di interloquire con tutti gli strati della popolazione che la crisi non l'hanno prodotta e non la vogliono nè la possono pagare.
Infatti, la contestazione nata nelle scuole e nelle università si è generalizzata spontaneamente proprio perché i problemi portati dalla crisi economica globale toccano la maggior parte della popolazione.
L'estensione della nostra protesta alle altre categorie sociali non si basa semplicemente su un principio di solidarietà, ma verte su dei punti di rivendicazione comune che riguardano noi quanto loro.

Venerdì 12 Dicembre scendiamo in piazza per tutti questi motivi:

Per un sapere libero e realmente accessibile a tutti, perché la cultura e l'educazione possano essere considerate la vera ricchezza del nostro Paese. Pretendiamo dal Governo l'adeguamento alla media europea per quanto riguarda l'investimento pubblico sull'istruzione, l'università e la ricerca, da considerare in un momento di crisi economica come risorsa fondamentale per la crescita, e da sostenere quindi tramite il potenziamento dei servizi a favore degli studenti (case dello studente, biblioteche etc.)
[Ricordiamo che in questi mesi noi studenti abbiamo avviato un processo di autoriforma. Questa parola non indica lo studio fine a se stesso del sistema universitario ma rappresenta la nostra volontà di scardinare quei meccanismi di malfunzionamento che allontanano l'università dalle nostre esigenze. L’autoriforma è inoltre il tentativo di creare una coscienza politica collettiva, patrimonio di tutti gli studenti che non accettano più di vedere i propri diritti calpestati.]

Per una seria lotta all'evasione fiscale e controlli serrati sul sistema ISEE, perché il Governo non usi la crisi economica in modo retorico e pretestuoso per indebolire lo stato sociale che è a beneficio di tutti. Noi vogliamo che tutti contribuiscano, secondo le proprie ricchezze, al mantenimento di una società più equa e solidale.

Per la creazione di una vera mobilità sociale interna, perché non esistano caste né classi rigidamente definite.

Per la lotta, anche culturale, alla criminalità organizzata, perché lo spirito mafioso e massonico, tanto caro al nostro Paese, possa essere universalmente riconosciuto per ciò che è: un cancro sociale che schiaccia milioni di vite con la prepotenza. Noi pretendiamo che lo Stato non solo combatta la criminalità organizzata, ma che utilizzi parimenti le sue risorse per garantire delle serie alternative di vita ai giovani che nascono in quelle terre rese schiave.

Perché la logica del profitto non sia centrale nelle nostre scelte e l'attenzione al bene comune sia sempre garantita dallo Stato. Chiediamo massicci investimenti nelle energie pulite, chiediamo campagne di sensibilizzazione contro gli sprechi, chiediamo un ripensamento globale delle logiche di mercato, perché il profitto non sia l'unico orizzonte valutato e una crescita più lenta dell'economia possa lasciare il tempo di vivere più pienamente in una dimensione sociale collettiva.

Per un'informazione realmente libera ed equilibrata, perché giornali e televisioni siano lo strumento di verifica utilizzato da una società democratica nei confronti di chi la governa e non lo strumento di controllo dei poteri forti sulla società.

Per l'esclusione da tutti gli organi ufficiali di rappresentanza democratica, primi tra questi la Camera e il Senato, di tutti i pregiudicati, perché chi non sa rispettare le leggi che una società si dà in modo autonomo non può nemmeno permettersi di cambiarle o promulgarne di nuove.

Per l'aumento dei controlli sulle condizioni di sicurezza nei luoghi di lavoro e negli edifici scolastici, perché il benessere dell'individuo non può essere subordinato a motivazioni economiche.

Per una concreta integrazione degli stranieri nel nostro Paese, perché non vengano visti solo come un fastidio, magari necessario per svolgere quei lavori che noi consideriamo degradanti, perché l'integrazione sia scambio reciproco e non assimilazione unilaterale.

Perché lo Stato Italiano non sia più asservito ai desideri e alle richieste dello Stato Vaticano, il quale difende i propri interessi in campo sia economico (finanziamenti statali a scuole paritarie) che etico (opposizione alla moratoria mondiale per la depenalizzazione dell'omosessualità) con notevoli ingerenze in materia legislativa del nostro stato laico.

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