Chi vuol muovere il mondo, muova prima se stesso. (Socrate)

venerdì 21 novembre 2008

Primo Workshop -Didattica

La complessità emersa nell’ambito di una discussione sull’autoriforma della didattica, ha messo
in luce la molteplicità di articolazioni possibili tramite le quali immaginare una ristrutturazione
dei processi didattici, cosi da poterli ripensare come non piu asserviti alla logica di
disciplinamento introdotta dall’università del 3+2. Al tempo stesso queste differenze e pluralitá
attestano tanto l’inevitabilità di contestualizzare queste riarticolazioni a contesti specifici,
quanto la necessità diffusa di ripensare una trasformazione radicale dei processi formativi.
Infatti, pur nelle differenze é emersa una chiara e totale opposizione al modello definito in
Italia dal 3+2. Dall’assemblea si é prodotto quindi un dibattito complesso, espressione
dell’esigenza dei differenti nodi di affrontare una discussione progettuale sull’autoriforma della
didattica che dovesse tenere conto dell’articolazione di un confronto assembleare dal quale
potessero risaltare la volontà di avviare un processo costituente e non di arrivare ad una
definizione finale ed univoca delle pratiche che nell’attraversamento quotidiano delle facoltá e
degli atenei giá aprono spazi di riappropriazione e decisione.

Da questo punto di vista sono emersi punti di convergenza vertenziali tra le differenti realtá.

1)Abolizione del sistema del 3+2 così come del sistema del credito. Da questo punto di vista si
è prodotto un dibattito non sintetizzabile sulle modalità attraverso cui raggiungere l’obiettivo.

2)Critica alla parcellizzazione degli esami e proposte di riaccorpamento per favorire un sapere
critico e complessivo

3)Rivendicazione di un’equa retribuzione del lavoro svolto in stages e tirocini: in ogni caso va
garantito il carattere facoltativo degli stessi.

4)Critica della meritocrazia e sua applicazione in Italia. Non devono esistere poli di eccellenza
contrapposti al resto delle universitá, a maggior ragione se autoproclamati come nel caso
dell’AQUIS. In secondo luogo si è svolta una critica ai parametri di valutazione schiacciati sulla
produttivitá, e nello stesso tempo si sono proposte nuove forme che privilegiassero la
valutazione dal basso e la qualitá.

5)Abolizione dei blocchi all’accesso e lungo il percorso di formazione superiore. I blocchi
devono essere eliminati sia come sistema di esclusione dal diritto allo studio, sia come filtri
progressivi di stratificazione sociale.

6)Abolizione della frequenza obbligatoria come strumento di controllo sui tempi di vita e di
studio.

7)Revisione dei piani di studio nella direzione di una conquista di una maggiore libertà dei
propri percorsi formativi.

8)Le università del sud Italia hanno posto ulteriori motivazioni alla necessità della natura
pubblica dell’università. La specificità dei loro territori pone l’accento su una massiccia
corruzione.

Il dibattito del workshop è stato attraversato da un’analisi comune: quello di concepire il
processo di autoriforma non come un disegno organico o un intervento legislativo, ma come il
recupero di spazi di decisione diretta da parte degli studenti. Questo ha significato critica alla
rappresentanza studentesca, ai processi di gerarchizzazione dell’amministrazione universitaria,
e necessità dell’organizzazione autonoma del conflitto: riappropriazione di spazi (biblioteche,
laboratori, aule autogestite, etc.) e di tempo, diffusione critica e autonoma del sapere.
Accanto a questo si è sviluppato un dibattito articolato e aperto sulla proposta
dell’autoformazione: questa è una tra le varie pratiche sperimentate per l’inflazionamento e il
sabotaggio del sistema del credito.
La discussione su modalità autogestite di didattica ha dato spunto per proporre e approfondire
la didattica partecipata, e che, in ogni caso, destrutturasse un rapporto gerarchico e verticale
nella trasmissione del sapere: così come ha posto molta attenzione alla formazione non come
accumulo indistinto di nozioni, ma come produzione di sapere critico.
Concludiamo ricordando l’indicazione di metodo rispetto al proseguimento delle lotte indicate
durante questi due giorni: la cooperazione nasce dal dibattito propositivo e non ideologico tra
le varie realtá che sperimentano in maniera autonoma conflitto dentro l’università.

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